In occasione del 47° Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (Roma, 6-27 ottobre 2018), il cui tema è stato Rinnovare la nostra missione: gratitudine, profezia, speranza, sono state individuate tre aree prioritarie su cui riflettere per rinnovare la missione:
• la vita comunitaria;
• la formazione iniziale e permanente;
• la rivitalizzazione delle Configurazioni.
Questo lavoro è stato assegnato come compito da continuare a svolgere dopo il Capitolo. È stato un lungo processo, al termine del quale è stato redatto il documento “CHIAMATA ALL’AZIONE: Riflessioni e Orientamenti del 47° Capitolo Generale”. Tutti i membri della Congregazione, a livello di comunità, Vice provincia, Provincia e Configurazione, sono stati invitati a dare un contributo con le loro osservazioni che, successivamente, hanno portato alla elaborazione di un “Piano Congregazionale per il Rinnovamento della nostra Missione Passionista”, da presentare e far ratificare al Sinodo Generale, che si è svolto dall’11 al 21 settembre 2022. Il Piano è stato approvato, ma devono essere apportate delle piccole modifiche e bisogna fare alcune integrazioni.
Alla luce delle tre aree prioritarie, il “Piano Congregazionale” ha elaborato una serie di strategie per ciascuna di esse:
1. Strategie per la missione nella comunione;
2. Strategie per la missione nella formazione;
3. Strategie per rivitalizzare la missione nelle Configurazioni.
Non può essere questa la sede per entrare nel dettaglio delle singole aree. Aggiungiamo soltanto che l’Instrumentun laboris si compone, al momento, di sedici pagine, pertanto c’è materiale sufficiente sui cui lavorare.
Il filo rosso dell’Instrumentum laboris, che è, nello stesso tempo, anche ciò su cui si è poggiato il tema del 47° Capitolo generale, è il carisma di fondazione o fondazionale della Congregazione passionista, la cui quintessenza può essere indicata mediante la locuzione Memoria Passionis. Tale carisma rappresenta l’insieme dei doni spirituali comuni al fondatore e al primo gruppo di discepoli che sono all’origine dell’esperienza della fondazione, che traccia i lineamenti essenziali che caratterizzano l’identità propria della Congregazione, la sua missione nella Chiesa, la sua particolare spiritualità rispetto a quelle di altri Istituti.
Sappiamo bene che il Magistero della Chiesa ha molte volte richiamato gli Istituti, le Congre-gazioni e gli Ordini alla fedeltà al carisma del fondatore, a cui vanno conformati le Regole, le Costituzioni e gli Statuti propri di ogni famiglia religiosa . La fedeltà richiesta deve però essere creativa: l’invito è ri-proporre “l’inventiva e l’intraprendenza” dei fondatori, «ricercare la competenza nel proprio lavoro e coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione» come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi.
Come coniugare fedeltà e rinnovamento? Si tratta di un binomio, il cui carattere tensionale è costitutivo e non può essere sciolto. Per provare a capire il rapporto tra i due elementi, è necessario, anzitutto, comprendere la relazione che lega ogni Istituto al suo carisma. D’altra parte, il carisma del fondatore è una realtà viva,che viene vissuta e deve essere custodita approfondita e costantemente sviluppata dagli appartenenti ai rispettivi Istituti, sempre in sintonia con il corpo di Cristo. Detto questo, oggi, la Congregazione passionista ha maturato la seguente conclusione, che diventa un punto dal quale ripartire per lavorare sulle tre succitate aree.
Manifesto della rinnovata consapevolezza può essere il seguente passaggio del documento finale del Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani:
il dono della vita consacrata, nella sua forma sia contemplativa sia attiva, che lo Spirito suscita nella Chiesa ha un particolare valore profetico […]. Quando le comunità religiose e le nuove fondazioni vivono autenticamente la fraternità esse diventano scuole di comunione, centri di preghiera e di contemplazione […] e spazi per l’evangelizzazione e la carità. La missione di molti consacrati e consacrate che si prendono cura degli ultimi nelle periferie del mondo manifesta concretamente la dedizione di una Chiesa in uscita .
Queste parole descrivono perfettamente quella che è stata l’esperienza fondante della Congregazione passionista. La vita consacrata vissuta dal Fondatore con i suoi primi compagni è stata “soggetto sinodale” anzitutto della e nella Chiesa locale del tempo e il suo criterio fondativo è stata la vita fraterna, il cui vincolo unitivo tra i membri era fondato sulla fede in Cristo e nella appartenenza alla Chiesa. E dal momento che è sempre la vita fraterna a fondare la missionarietà, il nascente Istituto ha vissuto in modo profetico la realtà della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa.
Se l’immagine più comune di Chiesa promossa dal Vaticano II è quella della comunione, in questo orizzonte, l’immagine biblica di popolo fa pensare non solo alla pluralità dei soggetti, ma porta a vedere il cammino non isolato, bensì comunitario dei discepoli del Signore risorto. L’immagine di popolo è un chiaro riferimento ad una concezione dinamica della realtà ecclesiale, dove deve prevalere l’anelito a camminare insieme, alla sequela di Gesù Cristo. Se a questo aggiungiamo le prime parole pronunciate da Papa Francesco «e adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. […]. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi» , otteniamo che esercizio della sinodalità significa ricerca costante della volontà di Dio non solo a titolo personale, ma anche comunitario. È quanto è stato fatto dai primi compagni insieme al Fondatore. Non solo, ma dal momento che la sinodalità è un metodo, ossia un modo di vivere e di operare per sperimentare la reciprocità – in Cristo, nella Chiesa e in nome di un carisma – e lo zelo secondo lo stile evangelico, allora si rende necessario vivere la fraternità come mistica sinodale. I primi compagni del Fondatore, non solo vivono la mistica del Crocifisso, ma, proprio perché sono Memoria Passionis, restano nella “porta stretta” e aiutano gli altri ad entrarvi. C’è una straordinaria consapevolezza della forza del dono dello Spirito ricevuto e di come esso possa attrarre sempre più persone grazie ad uno stile di vita dove a prevalere è la fraternità, dalla quale traspare quell’amore reciproco che li fa essere veri discepoli del Cristo.
Ecco da dove la Congregazione ha ripreso il cammino; d’altra parte, nel binomio fedeltà rinnovamento c’è una priorità data dall’essere fedeli a ciò che siamo stati e tale fedeltà dice anzitutto chi siamo nell’oggi. Soltanto una retta comprensione di questo aspetto costituirà la base per provare a comprendere il nostro futuro, che passerà, si spera, attraverso il rinnovamento delle aree che, crediamo, siano state indicate dallo Spirito del Signore per il bene della Chiesa e di tutto il popolo di Dio attraverso i figli della Passione.